Quest'anno sembra incredibile dover cercare posti dove non ha nevicato troppo, ma visto il pericolo 4 in Trentino, decidiamo per la val di Funes: lontana dal confine dove di fatti ha nevischiato tutto il giorno, ma lontana anche dal Trentino dove è meglio evitare versanti ripidi. All'ingresso della valle e per un lungo tratto sembra di aver sbagliato tutto: prati. Ma, dopo la chiesetta di Santa Magdalena, di colpo inizia un pò di neve e, prima per pista di slittino e poi per forestale, si riesce ad alzarsi. Poi attraversiamo un tratto di sentiero fra i mughi che ci preoccupa un pò per la discesa e finalmente arriviamo ai ghiaioni sotto le Odle. Sono abbastanza ripidi e carichi di neve ma abbiamo 2 sciatori che ci precedono molto avanti e che, quindi, si assumono il grosso del rischio. Ad un certo punto li vediamo rinunciare e scendere con belle curve nella polvere. Decidiamo di salire a vedere di persona la situazione. Arrivato in cima alla traccia condivido pienamente la valutazione dei nostri predecessori e tutti sono d'accordo. Tanto più che da qui vediamo che dall'altra parte il canale ha già scaricato e i due che ci precedono sono già risaliti alla nostra altezza. Parto per primo tagliando sotto la traccia in un punto molto carico ma dove si vedono affiorare dei massi sia a monte che a valle che danno una certa sicurezza. Fatti pochi metri tutto il pendio si muove e si stacca una piccola slavina per fortuna solo sotto di me. Contemporaneamente ho la sensazione di non potermi appoggiare alle code degli sci, come se non avessi bloccato gli scarponi. Invece lo sci destro si è spezzato poco dopo la talloniera. Con una certa difficoltà risalgo a scaletta fino alla traccia di salita e calo a valle lungo le tracce di salita. La neve è bellissima e, anche con uno sci spezzato si riesce a procedere agevolmente; così agevolmente che propongo per primo di ripellare per seguite la nuova traccia ancora con la speranza di raggiungere la forcella. Risalire con uno sci senza coda, invece è molto peggio che scendere. Ad una ad una le mie compagne mi superano e fatico non poco a cercare di tenere il ritmo. 250 metri sotto la forcella decidiamo che una valanga per oggi basta e che ritorneremo con condizioni più sicure. (i nostri tracciatori salgono n pò di più ma anche loro non osano tagliare l'accumulone sotto la forcella). Togliendo le pelli lo sci si spezza definitivamente e la coda si stacca del tutto. La sciata comunque non cambia. Invece che scendere a curve scendo dritto per il pendio senza grandi problemi. Nel tratto di mughi, poi, lo sci spezzato che mi permette di rallentare più facilmente è quasi un vantaggio.
Prima visione della forcella,
Tratto di bosco piuttosto chiuso.
Dal basso cerchiamo di valutare la pericolosità della neve.
Sopra: i nostri predecessori sono scesi e stnno provando a risalire dall'altra parte del canale.
Sotto: il punto in cui abbiamo desistito.
La valanga: l'ultimo strato di polvere non si è attaccato allo strato di neve dura sottostante.
I macigni sopra e sotto il punto del distacco hanno evitato che la valanga assmesse proporzioni più pericolose.
Arranco faticosamente in salita.
A circa 250 metri dalla forcella rinunciamo.
Lo sci destro spezzato.
Tolte le pelli si spezza completamente
Grande sciata per chi ha gli sci interi: basti pensare che non è stata affatto male anche per me.
Tratto di "ravanata" fra i mughi risolto meglio di ogni previsione.
Gran bella gita in ottima compagnia!
Per gli sci pazienza: meglio loro che una gamba e, poi, ho anche il pretesto per rinnovare l'attrezzatura! (erano degli Elan Aconcagua alla sesta stagione)
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