mercoledì, aprile 29, 2015

Passo Palade

Un bel giro in zona Palade, naturalmente non per la strada principale, sfruttando la conoscenza del territorio. Partiti da Terlano, abbiamo attraversato la valle e siamo saliti per campagne curatissime, masi uno più bello dell’altro, e poi tratti di bosco. Ottima sosta ad un gasthof dove abbiamo mangiato al sole e, poi, anche la discesa è stata bellissima. Una gran bella gita che non ci ha fatto troppo rimpiangere gli sci.






















sabato, aprile 25, 2015

Corno della Paura

E in effetti, questa mattina, il Corno mi faceva un po’ di paure: innanzi tutto paura di aver comprato una bici troppo pesante per le mie possibilità e di arrivare in cima distrutto al punto di non divertirmi più in discesa, come quando, qualche anno fa, giravo con una Cannondale che mi aveva tolto il piacere di andare in bici in compagnia. Poi anche paura di bucare le gommone, di non riuscire a riparale e di dover fare una scarpinata terribile per arrivare al furgone. (Sarà bene che provi a smontare una gomma in garage …)

Invece tutto bene: sono salito tranquillamente al passo degli altri ignorando gli scatti e cercando di risparmiare il più possibile le energie (conscio che 1400 metri di dislivello su asfalto non sono il terreno migliore per una FAT) e, alla fine, sono arrivato in cima alla salita quasi riposato e comunque in ottime condizioni per godere appieno la discesa. C’era anche qualche macchia di neve per provare le ruotone: si passa bene ma, comunque, rimango dell’idea che sulla neve si va con gli sci! Sulla discesa sconnessa, all’inizio, ho faticato non poco a tenere il ritmo dei biammortizzati. Poi ho abbassato la pressione delle gomme e sono diventato competitivo anche in velocità. Grande soddisfazione invece sui tratti ghiaiosi e di sassi smossi dove la FAT dà sicuramente il meglio di se permettendo di scendere in velocità e con ben maggiore sicurezza.










giovedì, aprile 23, 2015

Strada della stanga


Si tratta di una strada militare da tempo abbandonata (a causa delle zone estremamente franose ed esposte che attraversa) che percorre la sinistra orografica della valle del Centa e permette di scendere dall'altopiano di Lavarone a Caldonazzo. Già nei miei primi anni di MTB l'avevo adocchiata salendo al passo della Fricca: una stradina molto ardita che taglia le pareti friabili e verticali di fronte. La prima discesa è stata entusiasmante: salvo qualche tratto esposto protetto con cordini d'acciaio e qualche piccola frana da attraversare, si percorreva tutta in sella. Qui sotto un'immagine del 1989 in una delle mie prime e frequenti discese da questo splendido itinerario.
Poi, negli anni 90, un'enorme crollo di una cinquantina di metri  ha tagliato l'itinerario in un punto chiave. Ricordo ancora di essere passato di lì una volta senza problemi e, la volta successiva, qualche settimana dopo, di essere tornato indietro davanti ad una voragine superabile solo con una corda doppia. (E mi ha fatto pensare che mi era andata bene quando avevo percorso tranquillamente il tratto crollato con un salto verticale di un centinaio di metri). Dopo qualche anno, sentito che la SAT di Caldonazzo aveva ripristinato il sentiero ci sono tornato. Il lavoro di ripristino era stato la realizzazione di un sentierino che con un saliscendi (non proprio ciclabile) aggirava lo spaventoso crollo. 10 minuti di bici in spalla non toglievano troppo interesse al giro e quindi, evitando i periodi di grandi piogge per paura di nuove frane, ho ripreso a frequentare la stanga regolarmente e la trovavo così divertente che ci ho portato anche un giornalista che aveva sentito parlare di me ai tempi (anni 90) in cui curavo il sito di MTB Roverbike, uno dei primi del suo genere. Non credo lui abbia condiviso il mio giudizio sull'itinerario, ma ne è nato un divertente articolo (di Paolo Debiasi) sul mio modo di andare in bici. Qui sotto alcune foto del 2007, quando ho percorso la stanga col giornalista.

Sopra, la parete tagliata dalla strada della Stanga, sotto la cascata di Valimpach al cui fianco un'elementare ferratina permette di scendere sul fondo della valle del Centa. (In caso di ulteriori disastrosi crolli, può essere presa in considerazione come via di fuga per non dover risalire fino a Lavarone.)



Qualche anno dopo ho sentito che la SAT di Caldonazzo aveva chiuso il sentiero e, pensando ad una nuova più disastrosa e bloccante frana, per la pigrizia di dover tornare indietro o scendere in bici dal Valimpach, era da parecchio che non tornavo su questa strada. Oggi ho trovato l'occasione giusta: una bella mattina a disposizione, una stagione secca che non dovrebbe essere favorevole ai crolli e, soprattutto, il compagno giusto che, anche se ancora acciaccato dal volo della settimana scorsa, di certo non si preoccupa per qualche pezzetto di sentiero esposto e friabile. Il sentiero, nonostante i cartelli minacciosi della SAT e il sentiero sbarrato, anche se un pò degradato dall'abbandono, si rivela perfettamente percorribile in bici (con qualche tratto di bici a spalla si ripaga con la soddisfazione di passare in un posto apparentemente non proprio adatto alla bici). Senza dubbio, comunque, rimane un itinerario pericoloso, soggetto a frequenti scariche di sassi soprattutto durante e dopo abbondanti piogge e comunque sconsigliabile a ciclisti non dotati di un certo spirito di avventura. Non critico assolutamente l'iniziativa della SAT di Caldonazzo di chiudere il sentiero.

Passaggio sulla vecchia strada della Fricca, adesso bypassata dalla galleria.


La partenza della strada della Stanga.


I ruderi della storica osteria della Stanga.
Dopo l'osteria la strada è sbarrata. In effetti il sentierino che permette di aggirare la frana è stato spazzato via in più punti dalle piogge dell'anno scorso e non è banale passare con la bici in spalla).

Qui la FAT bike mostra i suoi limiti: finchè si sta in sella peso e ingombro non si sentono, messa sulla schiena è un'altra cosa.
Sopra: il passaggio più pericoloso: se si scivola, sotto c'è un salto di 50 metri verticale.

Dopo si procede più agevolmente.


Il tratto finale, prima di arrivare alla forestale, che una volta era molto divertente, adesso è crollato in diversi punti.





Nella traccia si vede anche una breve deviazione sopra la malga Doss de Bue per andare a vedere le condizioni dei canali della Vigolana: la neve sembra lontanissima: quest'anno per lo sci, niente da fare!


martedì, aprile 21, 2015

Palla Bianca

Per sfruttare queste giornate fantastiche avevamo in mente di andare a fare qualcosa in zona Stelvio ma, visto che la strada per il passo è ancora chiusa in zona imprecisata e comunque molto in basso, decidiamo di stare più vicino e rimandare la gita in quella zona a quando sarà l’unico posto dove poter sciare senza camminare troppo. Decidiamo per andare in val Senales. La val delle Frane, sfruttando, la pista di slittino, è raggiungibile sci ai piedi (ancora per molto poco) e, allora, decidiamo per la Palla Bianca. E’ freddo, c’è un rigelo perfetto e, anche quando raggiungiamo il sole non fa troppo caldo e, quindi, si procede in fretta e senza troppa fatica. Al passo delle frane c’è un po’ di vento che cala portandosi sotto gli ultimi pendii. L’ultima rampa è ghiacciata e conviene salire a piedi. In cresta c’è un vento gelido fastidioso che costringe a vestirsi e non ci permette di riposare in cima. Basta comunque scendere un centinaio di metri e nascondersi dietro la cresta che, fuori dal vento, sembra subito estate. La prima parte della discesa è ancora un po’ dura, ma sotto il passo delle frane, firn perfetto. A mezzogiorno siamo già alla macchina (ormai Bobo ha ritmi da corsaiolo) e festeggiamo con una pasta alla Canonica quest’ennesima giornata di sci perfetta!

Prime luci dell'alba su Oberettes
 Lagaun
 Siamo quasi al sole! Lontano, a destra, il passo delle frane.


 Oberettes

 Sopra, Palla Bianca dal passo delle frane, sotto il passo.



 Ultimo pendio ghiacciato che porta in cresta



 La cresta che scende in Vallelunga
 La Wildspitze
 Le Cime Nere




 Gran Zebrù
 Il Bernina
 Cime lontanissime sconosciute.
 La nord dell'Ortles
 La Presanella
 L'orecchia di Lepre
 Verso Oberettes e Lagaun
 Pausa caffè (per non perdere le buone abitudini)


 Tratto ripido sulla destra del passo delle frane per cercare un tratto non rovinato dai troppi passaggi.

 Punta Finale
 Ecco perchè si vedeva gente che sale con velocità anomala ...
 Piazza di Certosa.

E, nel pomeriggio, come si a a stare a casa con una giornata simile? Pensando al giorno dopo rinchiuso sono andato anche in Maranza in bici e, inaspettatamente, non ero per niente stanco!