giovedì, febbraio 12, 2015

Monte della Neve

Dopo la sciata di ieri ci siamo un pò tranquillizzati sulla dilagante paura delle valanghe. Con il gran caldo e l'ottimo rigelo notturno abbiamo pensato di puntare più in alto e ho immediatamente approvato con entusiasmo l'idea di Ruth di provare il Monte della neve in al di Fleres. In più avrei avuto l'occasione di conoscere il mitico Bruno, blogger di scialpinismo Zen.
Siamo partiti con orari quasi primaverili (sveglia alle 5), ma, col senno  di poi, si poteva anticipare di almeno un'ora. Alle 8 avevamo gli sci ai piedi e lungo la forestale all'ombra c'erano 4 gradi sotto zero e ai lati ancora un pò di neve fresca. Bruno iniziava già ad immaginare polvere sui pendii superiori: a me sembrava un pò troppo ottimista. Appena arrivati al sole il caldo si è fatto subito sentire. Superato il primo canalino stretto ero in un lago di sudore e ho proseguito in canottiera fino al rifugio Cremona.
Il caldo era piuttosto preoccupante, non tanto per la salita, quanto per il ritorno dopo mezzogiorno: già immaginavo la neve fradicia e di sprofondare fino al terreno con grave rischio di scaricamenti come mi è già capitato più volte; solo che qui i pendii sono lunghi e piuttosto ripidi. La situazione della neve era strana: nel breve tratto a piedi ho visto uno spesso strato di crosta con sotto uno strato inconsistente di neve morbida che spiegava chiaramente le numerose disgrazie di questi giorni. Al momento della salita, comunque, il tutto mi sembrava stabile: con una giornata così non si può non salire: male che vada, se al ritorno la neve fosse troppo fradicia, si può sempre pernottare al bivacco invernale del rifugio Cremona e scendere la mattina successiva con il rigelo. Oltre il rifugio la situazione cambia: è più fresco e Bruno aveva ragione: polvere vergine! Colti da entusiasmo dimentichiamo la sudata e i pericoli della discesa e puntiamo verso la cima seguendo le tracce di due che ci hanno preceduto. Resta un'ultima incognita: il tratto molto ripido che porta ai pendii sommitali. Intanto andiamo avanti: l'ambiente e la neve sono così belli e inaspettati che la gita si può definire stupenda anche senza arrivare in cima. Un pò provati dalla calura sotto il rifugio e forse anche dagli eccessi dei giorni precedenti, arriviamo sotto il tratto ripido. Quelli che ci hanno preceduto non si sono fatti spaventare e sulla sinistra ci sono evidenti tracce di scariche ormai vecchie di qualche giorno: si può andare! Bruno e Francesco decidono più prudente fermarsi (e questo mi mette qualche dubbio), Ruth, ovviamente, non si lascia intimorire e, calzati i ramponi mi segue. I nostri predecessori ci sanno fare: uno è salito sci ai piedi senza rampant, l'altro a piedi senza ramponi. Poi, inizia a cadere neve dall'alto e vedo il primo dei due che ci hanno preceduto: è una biondina giovanissima che scende con gran disinvoltura il pendio piuttosto duro che abbiamo stimato ben oltre i 40 gradi. Dopo un pò scende anche la seconda: un pò più incerta, con qualche derapata, che comunque su quella pendenza per me non è di certo un disonore! Le ragazze altoatesine hanno decisamente una marcia in più: le italiane, ammesso e non concesso che arrivino lassù, mai lo avrebbero fatto senza aiuti e tanto meno senza attrezzatura! Stimando il peso di chi mi ha preceduto, la tranquillità sulla tenuta del pendio si è un pò attenuata: ho infilato anch'io i ramponi e, picozza in mano, sono salito cercando di stare il più possibile leggero soprattutto sul cambio di pendenza dell'uscita del pendio che era molto carico. E' andato tutto bene e siamo arrivati in cima tranquilli. Panorama fantastico. In discesa, la sciata è stata molto più simile a quella della seconda ragazza che a quella della prima, ma va bene così: la pendenza per me è decisamente notevole e sicuramente non scenderei un tratto così su un pendio dove un eventuale errore non si concluderebbe "solo" con una brutta scivolata.
Raggiunti Bruno e Francesco che ci hanno pazientemente aspettati al sole (grazie!), iniziamo il divertimento vero e proprio. Bellissime serpentine fino al rifugio con una qualità di neve che non vedevo da 15 giorni. Pensando al giorno dopo seduto alla scrivania mi è venuta la voglia di ripellare per andare a vedere le condizioni della Bianca, ma un pò per la paura del surriscaldamento del tratto al sole, un pò per evitare comportamenti antisociali che non sarebbero stati apprezzati dai miei compagni, non ho fatto l'ingordo. Sotto la neve, per fortuna non ha collassato: sciata su neve primaverile un pò di forza ma, in ogni caso stabile. Alle 14 eravamo alla macchina decisamente appagati. Grande gita: alle 10 ero a letto e ho continuato a sciare in sogno come sempre quando ritorno soddisfatto.


Qui la relazione della gita.


 La meta avvicinata con il tele
La Martsh sembra in ottime condizioni come quasi sempre qui in val di Fleres

L'uscita dal primo canalino: qui ho fatto un errore abbandonando il sentiero estivo che, comunque, si è risolto con uno spreco di energie tracciando nella crosta non portante con sotto farina inconsistente: è comunque stato utile per valutare la pericolosità dei pendii.


 Ultimo traverso al caldo soffocante e, poi, la polvere!

 Il rifugio Cremona
 Pubblicità occulta dei miei fantastici sci



 Il pendio della Bianca: fa decisamente impressione!


 In ombra, in alto, il ripido pendio che porta al tratto sommitale.

 Il Montarso
 Cima Libera.
 Ruth arriva in cima
 Montarsi e Accla ancora vergine








 Lo scivolo ripido







Qui un breve video per dare un'idea del divertimento (con il solito montaggio un pò approssimativo)



1 commento:

  1. Grazie Andrea per la regia del bellissimo filmato che mi consente di continuare la sciata con il pensiero in attesa della prossima gita magari assieme

    RispondiElimina