Dopo due giorni di bufera che hanno fatto disastri in mezza
Italia (150 Km/h in Toscana, in val Gardena un albero si è appoggiato ad una
seggiovia, ecc.) non era facile trovare buone condizioni e non rischiare di
rimanere sotto qualche accumulo. Vista la fortunata esperienza dell’anno
scorso, ho pensato alla cima Forzellina. E in effetti, rispetto alle cime più
alte della val di Pejo che anche oggi avevano lunghi baffi di tormenta, la
situazione era tranquilla. La neve era rimasta polverosa fino circa a 2300
metri. Dopo, anche lì il vento di ieri aveva fatto danni però, oggi non si
sentiva. Solo sugli ultimi 100 metri di cresta ho dovuto vestirmi. Sul Vioz, invece, si è vista la tormenta tutto il giorno. La
salita, anche se il dislivello è piuttosto contenuto (1400), mi è sembrata
lunghissima. Un po’ la ravanata in basso per superare numerosi schianti, un po’
la lunghissima traccia da battere da solo, un po’ la neve che in alto non era
proprio perfetta, non ho neanche avuto voglia di ripellare. Avevo anche un po’ di
fretta di scendere conscio del percorso non proprio lineare che mi aspettava. In cima mi sono riposato una mezzora per
ammirare il panorama e poi sono sceso a larghe curve cercando i tratti di
crosta portante e attraversando in velocità le lunghe piane. Più in basso,
finalmente polvere perfetta che mi sono
goduto fino a dove la valle si restringe. Non potevo fare la ravanata della
salita: dovevo trovare un alternativa anche se i numerosi salti di roccia
invitavano alla prudenza. Telefonata a Giamba per un consiglio: si dovrebbe
poter scendere stando un po’ a destra del torrente. Provo. Dopo un po’ di curve
inaspettatamente belle (mi sembrava di essere sui tovi di Vermiglio) vedo che
sono molto vicino al paese ma il bosco si fa sempre più ripido e fitto. Giro a
destra e a sinistra per cercare delle radure ed evitare piccoli salti di
roccia. Devo scendere a tutti costi: tornare indietro è quasi impossibile. Un
salto e qualche calata aggrappato agli ontani e riesco a superare il tratto più
ripido e con un paio di curve sono sulla strada percorsa al mattino. Ce l’ho
fatta: e il tratto che più mi impensieriva è stato anche il più bello.
Dopo la ravanata in basso, la valle si apre e si fa più dolce.
Oltre i 2300 metri il vento ha rovinato la neve
Finalmente si vede il pendio finale. Sotto il Boai
I camosci guardano curiosi dall'alto un animale per loro assolutamente inadatto a muoversi in montagna che si ostina a voler salire senza scopo
Cima Brenta
La Presanella
Vioz e Taviela
San Matteo e Corno dei 3 signori
Forcella Montozzo e Pisgana
Dove inizia il finale problematico.
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