Scendendo dalla val di Non, sulla sinistra, si nota in alto sulle montagne che chiudono la valle un prato con una malga. Da un pò mi incuriosiva salire verso la cima Roccapiana e pensavo a come fare un giro ad anello con un senso. Oggi, con Claudio, compagno ideale per discese esplorative, abbiamo provato. Partiti dalla Rocchetta alla volta di Vigo di Ton, abbiamo affrontato la terribile salita per la malga. Il fondo è buono per cui è pedalabile, però le pendenze sono del tutto paragonabili alla strada delle longhe per un dislivello doppio e i tratti di respiro sono veramente pochi. Il prato della malga è veramente bello e ripaga dell'impegnativa (anche con la bici elettrica) salita. Qui siamo tentati di fare una divagazione alla cima di Roccapiana indicata a solo un'ora di cammino ma, viste le incognite della discesa, decidiamo di non perdere tempo ed energie. Con facilità si arriva al passo da dove si vede la valle dell'Adige e, convinti di scendere ci prepariamo ammirando un camoscio che passa velocissimo a pochi metri. La partenza del sentiero è bellissima e promette meraviglie. Dopo poco, però cambia. Su un tratto di roccette attrezzato con cordini incontriamo una signora che ci dice che siamo pazzi a pensare di passare in bici: lei ha avuto paura a piedi. Non ci spaventiamo e proseguiamo per un tratto in salita a spinta dove dobbiamo aiutarci a trasportare le pesanti e-bike. (Assolutamente sconsigliabile fare questo tratto da soli: è peggio anche della strada della Stanga). Poi a tratti si sale in sella su traversi espostissimi dove è bene concentrarsi sulla ruota anteriore e non pensare alle conseguenze di un eventuale volo e a tratti si attraversa su roccette tenendo il cordino con la sinistra e la bici sul vuoto con la destra. Ad un'aerea piazzola inizia la discesa su terreno ripido, sconnesso ed esposto con curve molto strette. Solo dopo un centinaio di metri si riesce a rimontare in sella stabilmente fino alla radura del baito degli Aseli. Sotto un bellissimo tratto impegnativo ma fattibile mi ripaga della ravanata precedente. Ma non dura molto: più avanti le difficoltà aumentano e solo Claudio rimane stabilmente in sella con salti e nose-press fuori dalla mia portata. Dopo si raggiunge una strada che noi ignoriamo per continuare su sentiero fino al bait del Manz. Qui, non ancora contenti, invece di rientrare dalla strada delle lonhe, risaliamo fino a malga Craun per affrontare la difficile discesa verso Roverè della Luna. L'avevo già fatta e trovata troppo difficile con il bagnato ed ero curioso di riprovare con terreno asciutto. Prima della malga Claudio finisce la batteria e proseguiamo utilizzando la mia seconda batteria per trainare la bici scarica con un cordino. La prima parte della discesa, con passaggi impegnativi su roccette lisce ma asciuttte, risulta fattibile e di gran soddisfazione. Dopo fra tornanti stretti, salti, pendenze sostenute e fondo di sassi smossi devo scendere parecchio di più di Claudio. Prima di Pianizza devo anche fermarmi a cambiare le pastiglie del freno posteriore. Più sotto la discesa cala di difficoltà e, con tratti perfino divertenti, arriviamo a Pianizza. Non contenti, anche se sconsigliati dai un gruppo di forestali, andiamo a cercare il sentiero che scende da Favogno. Dopo poco capiamo perchè hanno cercato di fermarci. Un altro faticoso tratto a spinta in salita. (non torniamo indietro solo per non ripassare davanti ai forestali perdendo la dignità). Per fortuna la risalita è breve e la discesa è più che appagante come da aspettative. Il rientro su strada col caldo e il vento contrario da Roverè della Luna alla Rocchetta è il prezzo da pagare per questa fantastica traversata.
Arrivo a malga Bodrina
Ci prepariamo per la discesa in vista della val d'Adige ma la discesa è ancora lontana
Il baito degli Aseli
Pausa gelato. Sotto malga Craun
Lungo la risalita per raggiungere il sentiero che scende da Favogno
Arrivo a malga Bodrina
Ci prepariamo per la discesa in vista della val d'Adige ma la discesa è ancora lontana
Il baito degli Aseli
Pausa gelato. Sotto malga Craun
Lungo la risalita per raggiungere il sentiero che scende da Favogno
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