martedì, ottobre 17, 2017

Selvaggio Blu - prima tappa

Dopo un'ottima dormita ci alziamo prima dell'alba e, dopo un'abbondante colazione, alle luci dei lampioni del porto iniziamo a preparare gli zaini. Pur cercando di eliminare tutto il non indispensabile e cercando un buon compromesso fra peso da trasportare  e non morire di sete e fame, i carichi per 2 giorni in completa autonomia sono pesanti. Siamo senza tenda e solo con stuoia e sacco a pelo minimali ma il peso di 6 litri di acqua a testa si fa sentire. La prima parte, fino a Pedra Longa, è comoda: un bel sentiero in gran parte ciclabile con bellissima vista sul mare. Anche oltre il sentiero procede evidente e comodo: fa molto caldo e ci godiamo una bella sosta per il bagno in un mare con temperature estive.  La successiva salita è faticosa solo per caldo e carichi, altrimenti il sentiero è sempre ottimo e arriviamo al Cuile de un Piggius (che sarebbe la conclusione della prima tappa delle 7 previste sul sito ufficiale) iniziando a pensare che le difficoltà del percorso siano state esagerate. Dopo un breve pausa pranzo all'ombra, ripartiamo seguendo tracce e segnavia blu su un terreno roccioso calcareo pieno di buchi, solchi e lame taglienti che costringono a procedere con attenzione. Sul monte Ginnirco i segnavia blu scompaiono, il terreno peggiora e ci sono anche macchie di vegetazione intricata che costringono a complicate deviazioni seguendo il percorso sul GPS. Si procede faticosamente sotto i carichi che peggiorano la mia già scarsa agilità nel saltare da una roccia all'altra. Intanto inizia la preoccupazione per trovare un posto piano e senza pietre taglienti per appoggiare le stuoie per bivaccare prima del buio. Solo alle 6, ormai quasi rassegnato a passare la notte seduto su un sasso aguzzo, troviamo il primo spazio accettabile per bivaccare dopo quasi 10 ore di cammino in una valletta sotto grandi lecci. Siamo esausti e inizio a pensare ad una ritirata: forse è troppo per me: sono più di 20 anni che non faccio lunghe camminate con carichi pesanti. Alla luce del fuoco ceniamo e ci infiliamo nei sacchi a pelo sfiniti. Tra i rami si vede il cielo stellato, ai lati della valle  si sentono i richiami dei caproni e si sentono le ali di grossi uccelli notturni.
Preparazione degli enormi zaini







La prima parte, fino a Preda Longa ci illude che la fama di trekking difficile sia immeritata: il sentiero è in gran parte ciclabile e incontriamo due signore over 80 in passeggiata.


C'è anche qualcosa da mangiare: i corbezzoli, quando sono rossi, sono un pò pieni di semi, ma sono dolci.



Pedra Longa


Con questo caldo a vedere le canoe penso di aver sbagliato qualcosa










Prima pausa bagno graditissima




Poco dopo riusciamo a bere da un'abbondante sorgente: i sei litri di acqua, a saperlo, potevamo caricarli qui.





Il paesaggio è così bello che perfino Red fa qualche foto


La salita con il caldo estivo e gli zaini è impegnativa




Tracce di bici: che Selvaggio Blù sia ciclabile? Fin qui forse, poi assolutamente no.









Alcuni arrampicatori sulla roccia bellissima



Primo grande ovile: qui, per il nostro libro finisce la prima tappa e noi ci siamo poco dopo mezzogiorno. Iniziamo a illuderci di non trovare difficoltà.








Pausa pranzo all'ombra
E, subito dopo mangiato, inizia il vero selvaggio blu con il tratto dei coltelli, rocce affilate dove non è il caso di cadere.



Si vaga spesso perdendo la traccia seguendo rari ometti, sassi sulle piante e tracce di fango sulle rocce lasciate da chi ci ha preceduto. Dopo l'ovile oggi, incontreremo solo qualche caprone.



Col caldo il mare lontanissimo è come un miraggio












Segni su un albero












Discesa su una scala di ginepri scricchiolanti incastrati nelle rocce






Esausti, con ormai poco prima del buio, troviamo un piccolo spazio con pochi sassi per stendere le stuoie per bivaccare

Attacchiamo il cibo sui rami per paura degli animaali

Qui la traccia Wikiloc

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