venerdì, settembre 25, 2015

Pelmo

(non la cima, che sta iniziando ad entrare nei nostri sogni più assurdi, per questa volta "solo" il giro)
Un giro a lungo sognato ma più volte rimandato perchè, vista la distanza e l'importanza di poter godere appieno i panorami, aspettavamo la giornata perfetta. Dopo tante nebbie e dopo una nevicata a 1500 metri, sembrava la giornata giusta e, se non fosse per il fango veramente esagerato dovuto probabilmente alla neve che si era sciolta il giorno prima sul terreno ancora caldo e qualche annuvolamento pomeridiano, lo è stata. Partenza da Trento alle 5 e 30, valsugana, Feltre, Agordo, Passo Duran, Zoldo, Palafavera e, finalmente, verso le 8 e 30 siamo in sella.
La webcam del giorno prima non era proprio incoraggiante: ma la voglia di andare era tanta e abbiamo pensato che, usando gli scarponi, un pò di neve non avrebbe dato fastidio alle FAT.
Invece, la neve per fortuna si era alzata ben oltre i 2000 metri che sono la quota massima del nostro giro. Iniziamo salendo al col dei Baldi per godere il panorama de Civetta, poi in discesa fino poco sotto la forcella di Staluanza, la valichiamo, scendiamo un paio di Km e poi forestale ripida verso il rifugio città di Fiume con grande vista (purtroppo in controluce) sulla nord del Pelmo. Poi con un breve tratto dissestato e dove abbiamo il primo assaggio del fango che ci aspetterà, arriviamo alla forcella Forada. La relazione che abbiamo parla di 200 metri di dislivello non ciclabili invece, dopo un primo errore nel trovare il sentiero, il percorso è molto impegnativo, ma ciclabilissimo. (Potenza delle FAT). Con bellissimi passaggi e viste su Sorapiss e Antelao si arriva ad una forestale prima ripidissima e scavata dall'acqua, poi più dolce che scende fino a San Vito. Da qui prendiamo la ciclabile che segue il percorso di una vecchia ferrovia fino a Vodo, dove inizia la salita più dura del giro. Finora ce la siamo presa troppo comoda: credevo di essere a metà e, invece, abbiamo fatto solo 800 metri di dislivello. Ne abbiamo ancora più di 1400. La salita inizia con 5 km (per fortuna asfaltati) con rampe oltre il 20% e pochissimi tratti di respiro. La catena della bici impastata di fango tende ad incastrarsi. Finisco l'acqua della borraccia per tentare di pulirla alla meglio e, per fortuna, riesco a ripartire. Al rifugio Talamini le pendenze si fanno più umane e si gira in un bellissimo bosco di larici radi. Dopo svariati km si rivede il Pelmo, ancora piuttosto lontano. Poco prima del rifugio Venezia la forestale diventa un sentiero con tratti crollati e tanto fango. Anche dopo il rifugio c'è un lungo tratto di sentiero molto poco ciclabile e con tratti di fango dove, se non fosse per le ruotone, si sarebbe affondati fino al mozzo. Solo passata la radura de i Lac, dopo tratti scomodissimi per spingere la bici e troppo stretti per metterla in spalla, finalmente un lungo tratto di sentiero entusismante. Un single track che scende a curvette in un bosco rado di larici al cospetto della sud del Pelmo.   Il sentiero finisce su una forestale interminabile che con vari saliscendi ci porta quasi alla conclusione del giro: dico quasi perchè l'ultimo km è un tratto di radici e fango da fare a piedi dove, se possibile, riusciamo a sporcarci ulteriormente. 
Grande giro, molto tecnico, ma da farsi nella stagione asciutta!

 Sopra il Civetta e sotto il Pelmo







 La Marmolada dal col dei Baldi



 Forcella Staluanza












 La forcella Forada





 L'Antelao




 Est del Pelmo



 Sorapiss

 Torre dei Sabbioni







 Sud del Pelmo







 La radura de i Lac dove finisce il peggior tratto non ciclabile

 La bici dopo un tentativo di togliere il grosso del fango prima di rimetterla in macchina.



Bibliografia.

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