Ultimo
giorno libero di 5 consecutivi e tempo bellissimo: pensando al giorno dopo
bloccato alla scrivania ho ritrovato immediatamente la motivazione e, incurante
del peso, ho deciso anche di andare con la FAT. Eravamo indecisi sulla meta ma,
in breve, ci siamo trovati d’accordo sul Corno di Tres, incuranti della lunga
salita esposta ad est e del gran caldo previsto. Partiamo tranquilli per il
primo tratto di trasferimento su asfalto da Roverè della Luna a Cortaccia e
ignoriamo il tentativo di Carlin di mettersi a ruota di un ciclista da corsa
che ci supera. Ho perfettamente presente quanto è lunga la salita e ricordo
ancora la fatica dell’ultima volta, quando l’ho fatta arrancando dietro agli
amici con una Cannondale che non andava in nessun modo. Sopra Cortaccia la
strada è chiusa per una misteriosa gara di discesa: ci dicono che sono 2 km e
fino alle 9 possiamo passare. Mancano 10 minuti e quindi saliamo più veloci che
possiamo: questa tirata non ci voleva. Si tratta di una gara di discesa con
delle specie di go-cart senza motore delle forme più strane: alcuni scendono da
soli, alcuni in due (uno frena e l’altro guida): ci dicono che i primi scendono
i 2 km in meno di due minuti. Esistono i modi più strani di divertirsi. Ci
piacerebbe assistere alla partenza ma va per le lunghe (altro che le 9) e,
vista la lunghezza della salita e il caldo in aumento, decidiamo di proseguire.
Poco dopo Craun la strada inizia a diventare sterrata e con una serie infinita
di lunghi tornanti si arriva alle Coste Belle. Il paesaggio incantevole e il
bellissimo sentiero in saliscendi ripagano immediatamente della fatica.
Decidiamo di provare a rimanere in cresta lungo il sentiero 500 invece di
scendere alla malga di Tres e poi risalire come abbiamo fatto le volte
precedenti. E’ stata un’ottima scelta per la bellezza del percorso, ma non per
la lunghezza ne per l’ottimizzazione dello sforzo: numerosi tratti non
ciclabili costringono a spingere quando non caricare la bici in spalla (cosa piuttosto
impegnativa con la FAT). In ogni modo, con un po’ di ritardo, sono riuscito a
portare in cima anche la FAT: un attimo di riposo (proprio un attimo perché,
anche qui, come in Vigolana, c’è una quantità incredibile di mosche che
perseguitano principalmente Carlin). La discesa è subito entusiasmante (peccato
solo le numerose persone a piedi in salita in mezzo al sentiero). Dalla
deviazione per la sella di Favogno però non c’è più nessuno: solo un ciclista
che ci supera su uno strappo su una salita per noi assolutamente non ciclabile
addirittura uscendo dal sentiero in un sottobosco non proprio pulito per poi
scomparire in un attimo a gran velocità. Ci sentivamo abbastanza bravi, ma c’è
sempre qualcuno in grado di farti sentire un totale incapace! Il sentiero però
è così bello e salvo alcuni passaggi, quasi completamente ciclabile che in un
attimo dimentichiamo il nostro basso livello e ci godiamo la discesa. Con una
breve contropendenza ci si porta sopra Favogno (dall’alto il lago invita ad un
bagno ma siamo tutti e 3 di fretta). Poi per forestale (ignorando il sentiero
che so essere non ciclabile) ci portiamo nel vallone di Roverè della Luna. In
fondo alla valle la strada finisce e continua con un sentiero a tratti non
ciclabile e in breve si arriva sulla forestale che scende con pendenze tipo Scannuppia
a Roverè della Luna. Mi lancio a tutta velocità e dopo un po’ sento che il
freno anteriore lavora male. Mi fermo e mi sembra che il disco si sia deformato
per il calore come succedeva alla vecchia Cannondale. Non c’è che raffreddare il
disco con l’acqua della borraccia. Che sia un problema delle pastiglie o che
sia andato il disco? Un primo difetto della FAT. Alla fine arrivo alla macchina
più che soddisfatto: in 5 giorni liberi oltre 9800 metri di dislivello. Domani
posso anche stare fermo!
La partenza della gara di discesa di queste strane macchinette senza motore.
L'arrivo alle Coste Belle alla fine dell'interminabile salita da Craun: da qui il paesaggio è bellissimo ma la fatica è tutt'altro che finita.
Finalmente, dopo numerosi tratti e spinta e con la bici in spalla, in cima!
Sopra l'inizio della bellissima discesa, sotto l'inizio della forestale inspiegabilmente vietata alle bici.
Il lago invitava al bagno e dal ristorante usciva un profumino che ci invitava a fermarci, però avevamo promesso di rientrare presto ...
Nella ripidissima discesa cementata per Roverè della Luna ho visto i limiti dei freni della FAT: ho sentito che l'anteriore non lavorava più e ho visto il disco molle per il calore. Per proseguire ho dovuto usare l'acqua della borraccia per raffreddarlo. Che debba già cambiare il disco?
Qui la traccia gps
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