Giro scelto da Stefano per festeggiare il suo compleanno:
sono un po’ perplesso per i 500 metri di dislivello previsti non ciclabili, ma
è il suo compleanno: bisogna accontentarlo. Dai suoi calcoli dovrebbero essere solo 2400 metri di
dislivello, ma basta un’occhiata alla cartina per capire che si è sbagliato e
non di poco: l’entusiasmo di un giro nuovo in una zona nuova riduce sempre i
dislivelli. FAT o qualcosa di leggero? Visto il dislivello notevole e i lunghi
tratti a piedi previsti ho un po’ di paura di abusare delle mie forze
però, fra il temporale del giorno prima
che lascerà tutto bagnato, le difficoltà previste in discesa e il fatto che sono fermo da 2 giorni, decido per la
FAT. Cercherò di tenere il mio passo e di non correre troppo: tanto abbiamo
tutto il giorno. Partiamo dalla birreria di Pedavena per il passo Croce d’Aune.
Dopo poco più di un Km Stefano si accorge di aver dimenticato il casco
(accessorio per me quasi inutile) e torna a prenderlo. Ottimo: così posso fare
piano piano la salita su asfalto dove sono più penalizzato. Al passo non ci ha
ancora raggiunto e lo aspettiamo. Dopo poco inizia la salita sterrato:
purtroppo le nebbie attaccate alla montagna non ci permettono di goderci il
panorama che si intuisce molto interessante. Superato un fitto bosco la strada
taglia versanti ripidissimi e sale regolare con pendenze militari a tornanti.
Solo quando siamo quasi in cima sbuchiamo dalle nebbie e, finalmente ci godiamo
il sole e il panorama. Arriviamo al rifugio Dalpiaz quasi senza accorgercene (Più
di metà dislivello senza fatica: la FAT è andata benissimo) un’occhiata alla
malga sopra e poi scendiamo un paio di tornanti per prendere un sentiero in
piano che taglia lunghissimo fino a malga Monsanpian. Solo un paio di tratti franati
(probabilmente con le piogge dell’anno scorso) ci obbligano a scendere. In
alcuni punti in ombra si vede ancora la grandine del giorno prima. Alla malga
il sentiero diventa ripido e, anche a causa di alcune frane si sale a spinta
fino al passo Pavione. Pausa panino e poi iniziamo i 500 metri di discesa dati
come non ciclabili. La partenza sembra stupenda: in un attimo si scende un
cinquantina di metri prima per prato ripido e poi per sentiero, difficile, ma
del tutto fattibile con la FAT. Inizio ad illudermi di poter scendere in sella.
Dopo poco però il terreno diventa decisamente difficile e si riesce a salire
solo saltuariamente. Il sentiero scende attraversando coste ripidissime per
cercare il passaggio fra i salti di roccia: per fortuna è segnato benissimo e
non si rischia di perderlo ma è decisamente impegnativo con la bici da portare.
Solo verso la fine si riesce a salire in sella per tratti sempre più lunghi e
alla fine, dopo quasi un’ora si arriva ad una forestale. Si prosegue in
direzione di Vederna e di lì, per una serie di forestali piuttosto ondulate
(tutto dislivello che Stefano non ha considerato) al rifugio Fonteneghi dove
inizia la salita per il rifugio Boz. Si inizia con una strada che sale
dolcemente ma, dopo un paio di Km inizia una strada ripida con numerosi tratti
cementati con pendenze oltre il 20%. Qui con la FAT fatico non poco a cercare
di tenere il ritmo dei compagni e ogni tanto li lascio andare. Arrivo alla
malga dove finisce la strada e un’altra sorpresa : per andare al rifugio Boz si
deve attraversare un profondo avvallamento. (Altro dislivello non previsto. Si
cala rapidi su prato, un guado e poi con un tratto a spinta si arriva al
rifugio (Il gestore ci guarda stupito quando gli raccontiamo da dove veniamo e
guarda perplesso la FAT). Pausa torta e caffè e poi altri 150 metri ripidissimi
con bici in spalla: la FAT pesa terribilmente e quando non si è in sella il suo
tonnellaggio si sente proprio tutto. In qualche modo comunque arrivo al passo
Alvis neanche troppo provato. Ancora nebbia e quel che si vede della discesa
non promette niente di buono. Fatti pochi metri però migliora. Il sentiero è
espostissimo e taglia prati ripidissimi ma, a parte i tornanti per me
decisamente troppo stretti e qualche tratto franato, con una buona
concentrazione riesco a rimanere in sella. Si arriva alla malga Alvis soddisfatti: se
la discesa precedente era ciclabile al 10%, questa lo è al 90%. Sotto la malga il sentiero si fa più facile e scorrevole e,
con una serie interminabile di tornanti, tutti fattibili, si arriva al lago della Stua. (Quasi
senza le pastiglie del freno posteriore). Per tornare a Pedavena adesso ci sono
ancora circa 30 Km su asfalto ma con altre svariate contropendenze non
previste. Alla fine siamo in giro da 11 ore e abbiamo fatto, 75 km e oltre 3000
metri di dislivello concatenando due giri già corposi trovati su MTB-Forum ! Mai fatto un giro così impegnativo con la
FAT e, stando sempre molto attento a tenere il mio passo, non mi sembra neanche
di essere tanto stanco.
Partenza dal piazzale della birreria. Sotto il monumento a Campagnolo che al Croce d'Aune ha ideato il cambio.
Dopo km nella nebbia finalmente sbuchiamo.
Rifugio Dalpiaz
Malga Monsanpian
Il Pavione e, sotto, Sass Maor e cima della Madonna.
La Vezzana innevata.
Al passo Pavione
Fin qui la discesa sembra fattibile
ma dopo poco diventa impossibile.
Le capre guardano i ciclisti goffi e fuori del loro ambiente.
La malga lontanissima dove finisce il tratto non ciclabile
La bastionata da dove siamo scesi
Vederna
Passo Alvis
Dal lago si chiude il giro su asfalto, ma va più che bene!
Qui la traccia
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