giovedì, luglio 30, 2015

Verena: prima bucatura con la FAT


Per oggi, dopo la scavallata di martedì, viste anche le previsioni poco incoraggianti, avevo pensato un giretto tranquillo e scorrevole in FAT sulla 100 Km dei Forti. Poi, però, per fare qualcosa di nuovo, ho pensato di andare anche sul Verena che, chissà perchè, pensavo che fosse all'incirca un 1600 m.
Poi, il tempo era molto meglio del previsto e, anche se ho scoperto che il Verena supera i 2000 m e non è proprio vicinissimo a passo Vezzena, già che c'ero, sono andato in cima salendo con tratti a spinta per le piste. Arrivato in cima, ho visto una bella militare che scendeva dal lato opposto e mi dispiaceva ritornare per lo stesso itinerario e quindi, altro allungamento. Dopo un pò di militare, ho visto un bivio sulla sinistra dove partiva una mulattiera ben segnata da tabelle SAT. La tentazione è stata troppo forte e non ho potuto non prenderla. Un tratto in discesa e poi dopo una breve risalita mi ha portato su una cimetta della cresta ed è finita. Qui sono stato premiato con la visione di una ventina di camosci che facevano acrobazie sulla ripida parete nord del Verena. Ritornato sui miei passi ho visto che il percorso segnato proseguiva con un sentiero inizialmente bellissimo ma, poi, con buoni 20 minuti non ciclabili. Dopo il percorso è diventato di nuovo percorribile in sella e, con qualche saliscendi, mi ha riportato sulla militare che avevo abbandonato. Sono sceso rapido verso Roana e, dopo qualche Km, ho deviato lungo la lunghissima strada piana verso malga Pusterle. Alla malga di nuovo non ho resistito a provare un'altra strada miliare che credevo si mantenesse in quota e, invece, scendeva fino all'osteria del Termine, sotto passo Vezzena. (Ovviamente dalla parte veneta). E qui per la prima volta (dopo 1200 km) ho bucato la FAT a oltre 30 km dalla macchina. Con pazienza ho smontato la camera d'aria e, dopo grande lavoro con la minipompa sono riuscito a trovare il buchino e riparalo con una pezza. Nel copertone c'era una piccola spina. Rimontato tutto e un migliaio di pompate per rigonfiare il tutto. Buoni 40 minuti di lavoro ma sono riuscito a ripartire e tornare al furgone senza farmi venire a prendere. Alla fine non è stato proprio un giro tranquillo: i soliti 2000 metri di dislivello non proprio comodi e 83 Km.














martedì, luglio 28, 2015

Passo Scalet

Dopo la splendida serata limpida di ieri, non mi aspettavo di svegliarmi con foschia e nebbie basse. Ma ormai ero sveglio ... Un'occhiata al radar (non pioveva da nessuna parte) e via: alle 6 e 30 ero già in bici a Caldonazzo con una piacevole frescura. In Valsugana già il tempo sembrava meglio e si capiva che, almeno in alto, c'era il sole. In un'attimo sono arrivato a Borgo incontrando solo qualcuno che correva prima di colazione e poi, con calma, ho iniziato la salita del Manghen. Un pò il tempo non bellissimo, un pò il presto, sono salito tranquillo senza le solite moto, che più tardi disturbano non poco, fino a malga Valtrighetta dove ho lasciato la provinciale. Con qualche rampa ripida intervallata a tratti di respiro sono arrivato alla malga Cagnon Bassa (dove si lascia la strada se si vuole salire al Passo Palù) e per sterrato ho proseguito fino alla Cagno Alta. Qui la tabella SAT dava 1 ora al passo Scalet (tutta da farsi con la bici sulla schiena). E' da un pò che pensavo ad un sistema più efficiente di trasporto della bici e questa volta mi sono portato un cordino per sperimentare un'idea: dopo varie prove mi sono costruito una specie di spallaccio con il quale la bici stava sulle spalle senza troppa fatica per tenerla su. Risultato: senza troppa fatica in meno di 40 minuti ero al passo anche su terreno piuttosto scomodo. La discesa era decisamente disastrata dalle piogge e nei primi 100 metri si montava solo saltuariamente. Più sotto migliora e in breve si raggiunge la strada costruita per realizzare una presa dell'acquedotto e, poi, si scende agevolmente.Alla malga Fregasoga, visto che era ancora presto, ho voluto deviare e prendere il sentiero per la Vernera. Un primo tratto è ciclabile al 60% con bei tratti nel bosco su fondo di aghi morbidi e, poi, si raggiunge una forestale lunghissima che con vari saliscendi porta alla malga Vernera. Sotto la malga ho abbandonato subito l'asfalto seguendo le indicazioni SAT per Montesover su un sentiero, all'inizio stupendo, poi su un "salesà" troppo ripido e sconnesso per poterlo godere con il 29". Da Montesover su strada fino poco dopo Brusago dove ho trovato una stradina che saliva a Bedollo. In cima al paese, mi sono fermato alla Baita Alpina per un fantastico piatto di tagliatelle coi funghi e un paio d'ore di siesta in compagnia che mi hanno permesso di godere appieno anche gli ultimi saliscendi per tornare a Caldonazzo.



La piana della malga Cagnon

 I locali guardano perplessi la bici che probabilmente non hanno mai visto.


Sopra malga Fregasoga, sotto, in lontanaza, il passo Scalet appena scavalcato.

 Panorama dalla Baita Alpina di Bedollo


Un bel giro: alla fine 98 km e 2400 metri di dislivello!

Qui la traccia GPS

domenica, luglio 26, 2015

Lago Alplaner

Qualche bella immagine di una tranquilla passeggiata dalla malga Preghena al lago Alplaner




 Bellissimi boschi di larici radi estremamente adatti a fantastiche sciate invernali in polvere.



 Il clima era un pò fresco per un bagno ma, dopo la terribile calura dei giorni precedenti, è stato fantastico.



sabato, luglio 25, 2015

Val Veneggia e passo Lusia

Dopo una nottata di tuoni e lampi, se non avessi dovuto alzarmi alle 4 per altri motivi, mi sarei girato dall’altra. Invece, visto, che già avevo appuntamento con Bobo alle 5 e che lui ha dormito come un sasso senza accorgersi di niente, siamo partiti lo stesso. Il tempo non era un gran che ma alle 6 a Predazzo c’era una frescura meravigliosa che negli ultimi giorni avevo dimenticato. Vista l’umidità abbiamo scelto un itinerario tecnicamente facile: nei pochi tratti con sassi e radici bagnate non si stava in piedi. I 15 gradi in poche pedalate mi hanno svegliato e mi hanno fatto dimenticare la fiacca dovuta alla calura dei giorni scorsi e mi sono goduto un bel giro senza folla in giro (alle 8 e 30 eravamo i primi clienti di Baita Segantini) tutto pedalabile e scorrevole con bellissimi panorami e alle 14 ero già a casa soddisfatissimo.

Una slack line decisamente ardita sulla gola del Travignolo.







Sopra il Travignolo morente: l'uscita del canale è ormai ghiaia.
Sotto la punta del Cimon della pala mi ricorda sempre l'avventura del 78 quando, a causa di una bufera di neve poco sotto la cima, abbiamo rischiato di non riuscire più a scendere.


Primi clienti di Baita Segantini: alzarsi presto è un sacrificio ma permette di godersi da soli anche i posti più frequentati.




Malga Bocche

Passo Lusia



Qui la traccia Gps