domenica, febbraio 26, 2017

Capro

Dopo la sciata da dimenticare sul Gronlait e la triste situazione che ho visto ieri al Lusia non avevo grandi aspettative per oggi. E in effetti, salendo la val passiria, e poi la strada del Rombo il dubbio di fare il bis della gita in val dei mocheni si faceva sempre più forte. Versanti spelacchiati anche a quote significative e, in più cielo grigio che rovinava la visibilità ancora più necessaria per riuscire a sciare con nevi non facili.  Alla partenza, incredibilmente, tantissime macchine: almeno non siamo gli unici a fare questa gita apparentemente assurda. Si parte sci ai piedi si stradina ghiacciatissima che permette di raggiungere la malga del Tumulo. Qui la neve aumenta ma il cielo grigio non è incoraggiante. Proseguiamo pensando più al piatto di pasta alla pastora al ritorno che alla cima e, dopo lunghissime piane, arriviamo finalmente alla base dei più sostenuti pendii finali. Proprio nel punto meno opportuno, esce il sole caldissimo e la fatica aumenta significativamente. Per fortuna non dura molto e, dopo una mezzora di caldo insopportabile, sia alza l'aria e torna il fresco. I cresta, dove si lasciano gli sci, torna inverno e, ritrovate le energie, si arriva in cima per bella crestina a tratti esposta. La neve è morbida e si sale agevolmente senza picozza e ramponi. In discesa. miracolosamente, riappare il sole e ci precipitiamo a scendere sfruttando l'ottima visibilità. Sciata oltre ogni aspettativa: prima 10 cm di polvere su fondo portante, poi firn tardo primaverile, neve abbastanza scorrevole sulle lunghe piane e, sulla stradina finale, il ghiaccio del mattino ha mollato perfettamente. Per l'annata, una gita sicuramente stupenda. (Anche se, visto il grigiore le foto lasciano a desiderare.

Sopra un'immagine della nevicata di ieri al Lusia: sembrava lo zucchero a velo sul pandoro e, dopo un'oretta di sole è sparito. Sotto un'immagine desolante del Latemar sempre dal Lusia. Pareva ci si dovesse rassegnare alle tristi e monotone sciate in pista.

Folla alla partenza del Capro




Sopra il Principe, sotto, dopo lungo spostamento, finalmente appare il Capro



Il pendio finale dal punto dove si lasciano gli sci. Dietro la cima di Malavalle

Sopra, a sinistra Malavalle, al centro la cima del Prete, a destra cima Libera



Sulla cresta esposta


mercoledì, febbraio 22, 2017

Gronlait: per ora l'inverno è finito

Peggiore gita della stagione (per ora): si parte dalla provinciale sinistra della val dei mocheni (quest'anno non hanno ripulito la strada) e si sale la ripida stradina con fondo a tratti di ghiaccio vivo fino ad entrare in Valcava. Al sole è  subito caldo. La salita della Mut è arata e con rododendri che spuntano ovunque. Decido di provare ad andare alla Portela. Poco sotto il passo la neve è troppo poca per scendere e si sale per canale ripido con gli sci sulle spalle. Sul versante al sole prato e chiazze di neve fradicia fino in cima. Decido di provare a scendere lo scivolo ovest, giusto per non scendere a piedi. C'è qualche traccia che dovrebbe aiutarmi a vedere i sassi e, nell'illusione che sia portante faccio slalom fra i macigni affioranti. Dopo poche curve non è neanche più portante: fa caldo e la neve collassa. Scendo come sulle uova per non distruggere gli sci. Il traverso per andare alla Mut è prato e bisogna farlo a piedi. Ripello solo perchè è inevitabile e provo a scendere dalla sella fra la Mut e il Gronlait nella vana speranza che il ripido canale abbia un fondo erboso. Anche qui discesa più che conservativa fin dove spiana e inizia il pendio arato dai numerosi passaggi. Con curvoni su neve pesantissima e buchi orribili, in qualche modo arrivo alla forestale dove ho fatto le curve migliori della giornata. Se non nevica per quest'anno basta val dei Mocheni


Il baito della valcava oggi e nell'ormai mitico inverno 2013-2014: sembra di parlare dei tempi delle glaciazioni ma sono solo 3 anni fa.


 L'Hoabonti in condizioni tardo primaverili
 Grande sudata ad arrivare in cima: fa molto più caldo che nelle valli immerse nelle nebbie: così non si scia e non è neanche piacevole andare in bici.



 Sulla pala del Gronlait speravo di trovare neve trasformata portante, invece polvere vecchia e croste senza fondo per cui si scende sulle uova per non rimanere senza sci.
 Traverso a piedi per mancanza di neve
 Ripellata verso la Mut inevitabile per tornare in Valcava: altrimenti non mi sarei sognato di risalire
Qui la traccia GPS

domenica, febbraio 19, 2017

Ancora all'Erdemolo

Dopo la gita non proprio felice di ieri, mi ero un pò scoraggiato sulle possibilità di sciare in zona. Invece, a pochi km in linea d'aria dal monte Croce, la situazione era ancora buona, quasi come mercoledì scorso. Quindi, incredibilmente, nella zona di ieri deve aver nevicato molto meno. 









Mare di nubi in valsugana



Cima del lago

Prime curve un pò ventate ma poi bello come mercoledì









sabato, febbraio 18, 2017

Monte Croce

Dopo 6 sciate consecutive che hanno riabilitato una stagione da dimenticare, ho osato una settima sempre senza fare troppi km e, questa volta, non è andata bene. Come sentito dire, si parte poco sopra Brusago sci ai piedi per strada forestale ricoperta da uno strato di neve dura che permette di salire in modo continuo tranne un paio di piccole interruzioni. Il guaio è che salendo la neve non aumenta che di pochissimo e con gli sci si può sempre stare solo sulla stradina. Le scorciatoie sono percorribili solo in salita. A malga Fregasoga la parte al sole del pascolo è ormai prato. Inizio a pensare che forse è meglio rinunciare ma ormai siamo a metà gita e continuiamo con poche speranze di poter proseguire oltre i ruderi della malga Caserine dove la strada finisce. Per rendere più brutta la sciata, addirittura, sulla strada, fin dove finisce, ci sono due grossi solchi del passaggio di un mezzo cingolato. Oltre la malga si sale su prato senza sentire sassi e poi, ci portiamo nell'anfiteatro sotto la parete ovest rocciosa del Croce. Su pendii orrendamente crostosi costellati di macigni affioranti. Continuiamo a salire sperando  di non fare la fine di Schumaker in discesa. Spostandosi all'ombra la neve è più farinosa ma ventata e, con un pò di ottimismo, si individua una possibile linea di discesa non troppo disastrosa per le solette degli sci. Nel frattempo il vento che faceva correre le nubi questa mattina si è calmato e, almeno, possiamo goderci una bella pausa in cima.

 Desolante arrivo a malga Fregasoga a quota 1600.

 Anche verso il Doss dei Cimbri la neve è scarsa

 Poca neve con poco fondo e crosta insciabile





 Verso malga Cagnon
In cima il panorama, il sole e l'assenza di vento ripagano della scarsità di neve e della povera discesa di sopravvivenza che ci aspetta.


 Anche dallo scivolo si scende trattenuti cercando d indovinare i punti senza sassi
 Le 4 curve più belle
 La strada, seppur rovinata dai cingoli, ci riporta velocemente alla macchina

Profondamente insoddisfatto della gita, tornato a casa, mi sono fatto un ripellata in bici sui sentieri della Maranza