domenica, giugno 28, 2015

Corno di Tres

Ultimo giorno libero di 5 consecutivi e tempo bellissimo: pensando al giorno dopo bloccato alla scrivania ho ritrovato immediatamente la motivazione e, incurante del peso, ho deciso anche di andare con la FAT. Eravamo indecisi sulla meta ma, in breve, ci siamo trovati d’accordo sul Corno di Tres, incuranti della lunga salita esposta ad est e del gran caldo previsto. Partiamo tranquilli per il primo tratto di trasferimento su asfalto da Roverè della Luna a Cortaccia e ignoriamo il tentativo di Carlin di mettersi a ruota di un ciclista da corsa che ci supera. Ho perfettamente presente quanto è lunga la salita e ricordo ancora la fatica dell’ultima volta, quando l’ho fatta arrancando dietro agli amici con una Cannondale che non andava in nessun modo. Sopra Cortaccia la strada è chiusa per una misteriosa gara di discesa: ci dicono che sono 2 km e fino alle 9 possiamo passare. Mancano 10 minuti e quindi saliamo più veloci che possiamo: questa tirata non ci voleva. Si tratta di una gara di discesa con delle specie di go-cart senza motore delle forme più strane: alcuni scendono da soli, alcuni in due (uno frena e l’altro guida): ci dicono che i primi scendono i 2 km in meno di due minuti. Esistono i modi più strani di divertirsi. Ci piacerebbe assistere alla partenza ma va per le lunghe (altro che le 9) e, vista la lunghezza della salita e il caldo in aumento, decidiamo di proseguire. Poco dopo Craun la strada inizia a diventare sterrata e con una serie infinita di lunghi tornanti si arriva alle Coste Belle. Il paesaggio incantevole e il bellissimo sentiero in saliscendi ripagano immediatamente della fatica. Decidiamo di provare a rimanere in cresta lungo il sentiero 500 invece di scendere alla malga di Tres e poi risalire come abbiamo fatto le volte precedenti. E’ stata un’ottima scelta per la bellezza del percorso, ma non per la lunghezza ne per l’ottimizzazione dello sforzo: numerosi tratti non ciclabili costringono a spingere quando non caricare la bici in spalla (cosa piuttosto impegnativa con la FAT). In ogni modo, con un po’ di ritardo, sono riuscito a portare in cima anche la FAT: un attimo di riposo (proprio un attimo perché, anche qui, come in Vigolana, c’è una quantità incredibile di mosche che perseguitano principalmente Carlin). La discesa è subito entusiasmante (peccato solo le numerose persone a piedi in salita in mezzo al sentiero). Dalla deviazione per la sella di Favogno però non c’è più nessuno: solo un ciclista che ci supera su uno strappo su una salita per noi assolutamente non ciclabile addirittura uscendo dal sentiero in un sottobosco non proprio pulito per poi scomparire in un attimo a gran velocità. Ci sentivamo abbastanza bravi, ma c’è sempre qualcuno in grado di farti sentire un totale incapace! Il sentiero però è così bello e salvo alcuni passaggi, quasi completamente ciclabile che in un attimo dimentichiamo il nostro basso livello e ci godiamo la discesa. Con una breve contropendenza ci si porta sopra Favogno (dall’alto il lago invita ad un bagno ma siamo tutti e 3 di fretta). Poi per forestale (ignorando il sentiero che so essere non ciclabile) ci portiamo nel vallone di Roverè della Luna. In fondo alla valle la strada finisce e continua con un sentiero a tratti non ciclabile e in breve si arriva sulla forestale che scende con pendenze tipo Scannuppia a Roverè della Luna. Mi lancio a tutta velocità e dopo un po’ sento che il freno anteriore lavora male. Mi fermo e mi sembra che il disco si sia deformato per il calore come succedeva alla vecchia Cannondale. Non c’è che raffreddare il disco con l’acqua della borraccia. Che sia un problema delle pastiglie o che sia andato il disco? Un primo difetto della FAT. Alla fine arrivo alla macchina più che soddisfatto: in 5 giorni liberi oltre 9800 metri di dislivello. Domani posso anche stare fermo! 


La partenza della gara di discesa di queste strane macchinette senza motore.



L'arrivo alle Coste Belle alla fine dell'interminabile salita da Craun: da qui il paesaggio è bellissimo ma la fatica è tutt'altro che finita.












Finalmente, dopo numerosi tratti e spinta e con la bici in spalla, in cima!

Sopra l'inizio della bellissima discesa, sotto l'inizio della forestale inspiegabilmente vietata alle bici.


Il lago invitava al bagno e dal ristorante usciva un profumino che ci invitava a fermarci, però avevamo promesso di rientrare presto ...

Nella ripidissima discesa cementata per Roverè della Luna ho visto i limiti dei freni della FAT: ho sentito che l'anteriore non lavorava più e ho visto il disco molle per il calore. Per proseguire ho dovuto usare l'acqua della borraccia per raffreddarlo. Che debba già cambiare il disco?



Qui la traccia gps

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