giovedì, settembre 17, 2015

Becco della Ceriola


Ancora per qualche giorno siamo in estate (anche se sembra autunno e ho già fatto il primo sogno di sciare nella polvere) e allora, voglio fare un giro salendo in quota. Parto da Vigolo e, anche se le previsioni parlano di temporali solo al pomeriggio, (ormai non ha più senso guardarle) il cielo si chiude rapidamente e quando sono alla Fricca inizia a piovere piuttosto forte. Ripiegare su un Tamazol? In quella direzione si vedono le righe della pioggia mentre verso il Sommo sembra più chiaro: provo a continuare, male che vada, se piove troppo tornerò indietro da Scannuppia. Il terreno è fradicio e viscido ma, con le super gomme della FAT salgo agevolmente anche dal sentiero che dalla Fricca sale a San Sebastiano e in un attimo sono al Sommo. Non piove più e uno strano vento caldo asciuga il terreno ma trascina minacciosi nuvoloni neri. Non sento tuoni e allora proseguo. Dopo un po’ il 451 che sale al Cornetto si fa troppo ripido per pedalare e inizia il lungo tratto a spinta. Solo quasi in cima si riesce a montare in sella e arrivare in cresta dove inizia il lungo traverso esposto verso malga Valli. Non piove e non è freddo ma c’è un vento fortissimo: meglio spostarsi in fretta: non è un bel posto per prendere un temporale. Con la FAT scendo sicuro anche sulla ghiaia smossa e in pochi minuti sono in un posto più tranquillo fra prati e boschi di larici radi senza prendere una goccia. Scendo a malga Palazzo, attraverso a malga Imprech e risalgo verso la Ceriola. A metà del sentiero che attraversa sopra uno strapiombo mascherato dai mughi ci sono le indicazioni per il becco della Ceriola. Solo 40 minuti. Ho fatto solo 1600 metri di dislivello e non piove: abbandono la bici e faccio un salto in cima. Senza il peso della FAT in un quarto d’ora sono alla croce. Nebbie, scuro e vento fortissimo: finchè è relativamente asciutto, meglio scendere. In 10 minuti sono di nuovo alla FAT, finisco il traverso e imbocco il sentiero del Doredondo. (Lascio perdere la deviazione a malga Derocca. (Per oggi ho già sfidato abbastanza il meteo). Con la FAT è un sentiero divertentissimo, anche col bagnato: ad un tornante troppo difficile scendo e scivolo in terra immediatamente. Le gommone tengono di più delle scarpe. Dove finisce il sentiero e inizia una forestale, di fianco ad una baita parte un sentiero verso il forte di Mattarello. Non resisto alla tentazione di provare un percorso nuovo: male che vada, risalirò le Novaline e andrò a prendere il furgone a Vigolo con la bici elettrica. Il sentiero attraversa nel canale che scende dalla Ceriola (Un ottimo accesso per salire con gli sci, se rifarà un inverno come 2 anni fa). Nel canale c’è un breve tratto pieno di detriti e non molto ciclabile ma poi inizia una serie infinita di tornanti che sono la logica continuazione del Doredondo fino quasi al Forte di Mattarello. 1400 metri di dislivello di sentiero: grandissima discesa. Fa molto caldo e ho fame (come al solito non ho niente) e con calma inizio le Novaline. Poi devio per la mulattiera ripida per Valsorda e mi fermo a mangiare un po’ di uva per ritrovare un po’ di energie. Con calma riesco ad arrivare a Vigolo al furgone bagnato solo di sudore: anche questa volta sono riuscito a scampare la lavata e a fare un grande giro!
46 Km, 2260 metri di dislivello non proprio comodi e una discesa di cui sarebbe orgoglioso anche Nonnocarbo!

Il punto dove finisce la prima salita sulla cresta del Cornetto.

Sopra, in fondo al traverso esposto sotto il cornetto, sotto malga Palazzo

Malga Imprech

Qui abbandono il mezzo per salire in cima
Sotto la cima della Ceriola si aprono le nebbie e si vede Mattarello

Al forte di Mattarello
In rosso il tratto a piedi per andare in cima.

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