giovedì, aprile 23, 2015

Strada della stanga


Si tratta di una strada militare da tempo abbandonata (a causa delle zone estremamente franose ed esposte che attraversa) che percorre la sinistra orografica della valle del Centa e permette di scendere dall'altopiano di Lavarone a Caldonazzo. Già nei miei primi anni di MTB l'avevo adocchiata salendo al passo della Fricca: una stradina molto ardita che taglia le pareti friabili e verticali di fronte. La prima discesa è stata entusiasmante: salvo qualche tratto esposto protetto con cordini d'acciaio e qualche piccola frana da attraversare, si percorreva tutta in sella. Qui sotto un'immagine del 1989 in una delle mie prime e frequenti discese da questo splendido itinerario.
Poi, negli anni 90, un'enorme crollo di una cinquantina di metri  ha tagliato l'itinerario in un punto chiave. Ricordo ancora di essere passato di lì una volta senza problemi e, la volta successiva, qualche settimana dopo, di essere tornato indietro davanti ad una voragine superabile solo con una corda doppia. (E mi ha fatto pensare che mi era andata bene quando avevo percorso tranquillamente il tratto crollato con un salto verticale di un centinaio di metri). Dopo qualche anno, sentito che la SAT di Caldonazzo aveva ripristinato il sentiero ci sono tornato. Il lavoro di ripristino era stato la realizzazione di un sentierino che con un saliscendi (non proprio ciclabile) aggirava lo spaventoso crollo. 10 minuti di bici in spalla non toglievano troppo interesse al giro e quindi, evitando i periodi di grandi piogge per paura di nuove frane, ho ripreso a frequentare la stanga regolarmente e la trovavo così divertente che ci ho portato anche un giornalista che aveva sentito parlare di me ai tempi (anni 90) in cui curavo il sito di MTB Roverbike, uno dei primi del suo genere. Non credo lui abbia condiviso il mio giudizio sull'itinerario, ma ne è nato un divertente articolo (di Paolo Debiasi) sul mio modo di andare in bici. Qui sotto alcune foto del 2007, quando ho percorso la stanga col giornalista.

Sopra, la parete tagliata dalla strada della Stanga, sotto la cascata di Valimpach al cui fianco un'elementare ferratina permette di scendere sul fondo della valle del Centa. (In caso di ulteriori disastrosi crolli, può essere presa in considerazione come via di fuga per non dover risalire fino a Lavarone.)



Qualche anno dopo ho sentito che la SAT di Caldonazzo aveva chiuso il sentiero e, pensando ad una nuova più disastrosa e bloccante frana, per la pigrizia di dover tornare indietro o scendere in bici dal Valimpach, era da parecchio che non tornavo su questa strada. Oggi ho trovato l'occasione giusta: una bella mattina a disposizione, una stagione secca che non dovrebbe essere favorevole ai crolli e, soprattutto, il compagno giusto che, anche se ancora acciaccato dal volo della settimana scorsa, di certo non si preoccupa per qualche pezzetto di sentiero esposto e friabile. Il sentiero, nonostante i cartelli minacciosi della SAT e il sentiero sbarrato, anche se un pò degradato dall'abbandono, si rivela perfettamente percorribile in bici (con qualche tratto di bici a spalla si ripaga con la soddisfazione di passare in un posto apparentemente non proprio adatto alla bici). Senza dubbio, comunque, rimane un itinerario pericoloso, soggetto a frequenti scariche di sassi soprattutto durante e dopo abbondanti piogge e comunque sconsigliabile a ciclisti non dotati di un certo spirito di avventura. Non critico assolutamente l'iniziativa della SAT di Caldonazzo di chiudere il sentiero.

Passaggio sulla vecchia strada della Fricca, adesso bypassata dalla galleria.


La partenza della strada della Stanga.


I ruderi della storica osteria della Stanga.
Dopo l'osteria la strada è sbarrata. In effetti il sentierino che permette di aggirare la frana è stato spazzato via in più punti dalle piogge dell'anno scorso e non è banale passare con la bici in spalla).

Qui la FAT bike mostra i suoi limiti: finchè si sta in sella peso e ingombro non si sentono, messa sulla schiena è un'altra cosa.
Sopra: il passaggio più pericoloso: se si scivola, sotto c'è un salto di 50 metri verticale.

Dopo si procede più agevolmente.


Il tratto finale, prima di arrivare alla forestale, che una volta era molto divertente, adesso è crollato in diversi punti.





Nella traccia si vede anche una breve deviazione sopra la malga Doss de Bue per andare a vedere le condizioni dei canali della Vigolana: la neve sembra lontanissima: quest'anno per lo sci, niente da fare!


2 commenti:

  1. sempre piü divertenti i vostri giri! la prossima volta dimmi quando partite cosí sicuramente vengo a farvi compagnia magari portandomi anche il mio "gstrick" se no sarebbe un po' noioso per me... ;-)

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    1. In effetti é stato un giro che avrebbero apprezzato i zoldani ....

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