venerdì, maggio 20, 2016

Weissmies

Dopo un giorno di riposo per pioggia e una mattina in bici in attesa di partire (non si poteva stare a casa con una giornata così), finalmente si va, quasi 400 km alla volta di Gondo.  Pare che la finestra di bel tempo tanto attesa sia confermata dalle previsioni svizzere.





RIUSCITO!


Dopo 4 ore di viaggio, dopo essere stati fermati al confine e controllati (volevano sapere se importavamo carne e alcool, dove andavamo, quanto ci saremmo fermati, hanno controllato il baule, ecc.), siamo arrivati in fondo alla valle in un ottimo prato piano per campeggiare.   
Speravamo di salire di più ignorando il divieto di transito, ma subito dopo, una prima valanga, più efficace di qualsiasi sbarra, ci costringe a fermarci a quota 1350.
Prima di cena facciamo una passeggiata esplorativa per vedere la strada che ci aspettava in bici il giorno dopo. La strada è sgombra tranne qualche grossa valanga e la neve appare piuttosto lontana: vale senza dubbio la pena di salire in bici, se non altro per il ritorno!



Doping la sera prima della partenza: e ha funzionato perfettamente, mi ha permesso di camminare più di 12 ore solo con qualche barretta.
Sveglia alle 2: una fantastica luna piena illumina la strada
Dopo 4 Km la strada finisce e poco dopo il sentiero non è più percorribile. Abbandoniamo le bici e dobbiamo salire altri 250 metri prima di trovare la neve. A 2000 metri finalmente il manto è continuo e c'è anche un buon rigelo. Sotto alla partenza c'erano 7 gradi e avevo paura fosse troppo caldo.
Verso le 5 inizia ad albeggiare.

Attraversiamo un'enorme valanga caduta pochi giorni fa.




Appare la famosa cresta del Pizzo di Andolla. 3600 metri.





Ghiacciaio sotto il pizzo di Andolla

7.30 Siamo a metà dislivello: Stefano fa il primo spuntino. Ci mancano ancora solo 1300 metri: una gita normale.



Prima apparizione della nostra metà: da qui non sembra lontanissimo e il temuto ripido pendio del lenzuolo pare più che accessibile.









In lontananza si intravede il lago maggiore.
Sopra. Ci avviciniamo al tratto finale e riflettiamo su come affrontare il tratto roccioso.
Sotto. Il pizzo di Andolla sempre meno alto.

I caratteristici gendarmi al passo di Gondo


Appaiono Monte Rosa, Stralhorn e Rimpfishorn

Rosa e , a destra spunta il Lyskamm, sotto la Stralhorn
Il Rimpfishhorn




Il pizzo di Andolla con la sua lunga cresta

L'Alphubel
Sotto il Lyskamm, dietro il ghiacciaio sospeso della Nordend
Sotto, ingrandendo, se vede la capanna Margherita


9.45: siamo sotto le difficoltà finali. Ottima forma grazie al piattone della sera prima. 2300 metri di dislivello e non sono per niente stanco.






Qui, ai piedi della cresta sud est del Weissmiss, lasciamo gli sci. E' una fortuna che mi senta ancora riposato. La fatica inizia qui. Si sale a piedi fra roccette e neve dove si sfonda parecchio con un terribile zoccolo sotto i ramponi (nonostante l'antizoccolo quasi inutile)





Taschorn e Dom

Dopo 200 metri di faticosissimi sbuchiamo sull'anticima. La cima ci sembra lontanissima ma proseguiamo ad aprire la traccia nella neve alta. E' fantastico essere completamente soli ma trovare un minimo di traccia ci avrebbe semplificato notevolmente la vita.

Il Dom
Sotto: questa, finalmente sembra essere la cima: sono le 11 e con la neve alta ci sembra ancora lontanissima. Decidiamo di legarci vista l'esposizione e le cornici di neve inconsistente.
Sotto il ghiacciaio dell'Aletsh
Sotto la lunga ed esposta cresta con le cornici appena superata.

Ultimi passi verso la cima:

Alle 11:30, dopo 8 ore e mezzo la cresta che sembrava non finire mai è finita: siamo in cima.
Da soli: nessuno è salito neanche dalla normale, nessuna traccia. Adesso la stanchezza inizia a farsi sentire.







Scendendo le energie tornano subito: fa molto caldo: dobbiamo fare in fretta prima che i canali carichi di neve fradicia che dobbiamo attraversare inizino e scaaricare.




Arrivati agli sci non siamo ancora del tutto tranquilli: dobbiamo scendere il prima possibile anche il pendio del lenzuolo che in salita era di neve crostosa, ma adesso è un pendio ghiacciato con sopra 10 cm di neve fradicia tutt'altro che stabile.
Mentre scendo il pendio si muove e parte una lenta valanga di neve pesante dalla quale si scappa velocemente con gli sci.
Sono le 13 e siamo finalmente tranquilli sotto il lenzuolo.







Qui è caldissimo e la neve inizia a collassare
A quota 1950, dopo qualche tratto a piedi, togliamo definitivamente gli sci.


La baita dove la guida consigliava di bivaccare: è piuttosto spartana e a poco più di un ora dal furgone. E' stato decisamente meglio dormire bene.


Dopo 250 metri a piedi, con grande sollievo, siamo alle bici.


Fantastico scivolare a valle sulle due ruote invece di scarpinare.



Ultime difficoltà





Dopo 12 ore e 40 siamo di nuovo alla base: grandissima soddisfazione!
Stefano gentilmente guida e io proseguo in bici fino al confine in fondo alla valle.





Peccato sia un pò fresco per un idromassaggio.

Ultima preoccupazione: il passaggio del confine. Se all'andata ancora puliti e rilassati ci hanno fermati e perquisiti, al ritorno, bruciati dal sole e puzzolenti, potrebbero scambiarci per due Talebani che sono andati a minare la diga e spedirci a Quantanamo. Invece questa volta ci ignorano.

E con altre 4 ore di viaggio, senza intoppi, siamo a casa per ora di cena.


Sopra si vede bene il tratto di cresta dove ci siamo legati.
Qui la traccia GPS

Qui la relazione della guida che ci ha ispirato

3 commenti:

  1. Avete fatto una gita veramente pazzesca. Per me sarebbe stata dura. COMPLIMENTI! Gian

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  2. Non credo proprio: tu ci avresti fatto anche la traccia!

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