martedì, marzo 10, 2015

Cima Pontevecchio

E’ dall’anno scorso, quando abbiamo fatto la cima Cavaion, che avevo in mente di salire questa cima ben visibile dal classico itinerario monte sole – Villar. Poi, per dar maggior prestigio all’itinerario, ho visto che quest’anno l’ha fatto anche Luca Dallavalle. (E questo mi ha fatto pensare che, forse, non avevo considerato con attenzione le difficoltà). Dopo la pala dell’Oscivart e varie notizie di firn a sud, ho pensato che era arrivato il momento giusto. E in effetti, la strada che porta in val Maleda inizia già ad avere qualche discontinuità: la già poca neve, con questo caldo, se ne va a vista d’occhio. Più in alto, invece, la neve non era completamente trasformata e c’era una crosta non portante che non prospettava niente di buono per la discesa. Al sole in breve il caldo è diventato quasi estivo: sono arrivato in maniche corte fino al passo a oltre 3000 metri. Ancora più in alto il vento aveva indurito la neve che è diventata portante ma le pelli fradice facevano uno zoccolo enorme e non è servito a niente sciolinare. Prima del passo si vede la cima con la croce, lontanissima nella calura. Decidiamo di andare al passo e provare a salire la cresta sud. A prima vista sembra inaccessibile ma, girando sul versante di Pejo, si vede un canale stretto e ripido che pare arrivare in cima. Salgo con ramponi e picozza e a metà si fa sempre più ripido e ghiacciato: spero di trovare un’altra via per la discesa. Sbucato in cresta si prosegue con facilità ma si forma uno zoccolo enorme sotto i ramponi che mi costringe a toglierli. Bellissimo il panorama dalla cima ma siamo un po’ preoccupati per la discesa. L’altro versante, in pieno sole, è troppo mollo per scendere con i ramponi e ho paura che scarichi. Dobbiamo rifare il canalino di salita. Stefano, per fortuna, ha 2 picozze. Io mi devo arrangiare con una. Nel frattempo il sole ha girato e il canalino è in pieno sole: bisogna fare in fretta. In qualche modo riusciamo a scendere: dove non c’è ghiaccio i ramponi si impestano di neve bagnata e non danno molta sicurezza. Al passo riprendiamo gli sci. La prima parte della discesa, scegliendo con attenzione le placche ventate, è quasi pista. Dopo c’è un tratto pesante ma ancora sciabile. Sotto la malga è già all’ombra e ha già iniziato a gelare: la sciata è di pura sopravvivenza su croste orribili: in qualche modo raggiungiamo la strada e alla fine arriviamo in fondo, provati ma soddisfatti. (non di certo per la sciata)




 Sopra la malga calura insopportabile

 La cima nel caldo e con uno zoccolo enorme sembra lontanissima
 Sopra la cresta sud, sotto il Gran Zebrù

 Sopra l'Ortles e sotto il Vioz

 Sopra il Cevedale, sotto il Palon della Mare
 Il rifugio Mantova al Vioz

 Il Canalino che permette di aggirare un gendarme della cresta











 Il lago del Careser
 Più in basso il Cavaion: sullo sfondo Presanella e Adamello



 La Cresta sud dal Passo: il canlino è nascosto dalle rocce


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